lunedì 16 ottobre 2017

L’Istituto

palazzo Poli

La storia dell’Istituto centrale per la grafica

Nel 1975 nasce l’Istituto Nazionale per la Grafica dall’unione della Calcografia Nazionale, di eredità pontificia e del Gabinetto nazionale delle stampe. Nel 2008, tale unificazione scientifica finalmente si è tradotta nella riunione in un’unica sede: gli edifici contigui di Palazzo Poli e della Calcografia sono entrati in comunicazione logistica, e contemporaneamente le distinte collezioni della Calcografia e del Gabinetto delle Stampe si sono unificate.
La fondazione della Calcografia Nazionale nel 1738 è il risultato di una lunga trattativa  che vede impegnati papa Clemente XII (1730-1740) e suo nipote Neri Maria Corsini (1685-1770),  protagonista della vita culturale romana per lunga parte del Settecento, nell’acquisto della storica Stamperia De Rossi. L’Istituto ha raccolto sin dalla sua fondazione un numero sempre crescente di matrici calcografiche, alle quali si è poi aggiunto, a partire dalla metà del ‘900, anche un consistente nucleo di matrici xilografiche, fotografie e video d’artista.
Il Gabinetto Nazionale delle Stampe è stato istituito nel 1895 presso Palazzo Corsini, in via della Lungara e poi, nel 1950 trasferito nella sede di Villa della Farnesina. Il fondo di stampe, disegni e incisioni proveniente dalla biblioteca del principe Corsini costituisce il nucleo più antico e importante del materiale custodito oggi dall’Istituto Nazionale per la Grafica.
Dal 10 dicembre 2014 l’Istituto assume la denominazione di Istituto centrale per la grafica (DPCM 29 agosto 2014, n.171, art.30).

Palazzo della Calcografia

Palazzo della Calcografia
Palazzo della Calcografia
Giuseppe Valadier (Roma 1762 ivi 1839) progettò l’edificio e ne diresse i lavori.
I tempi di costruzione, dall’agosto del 1835 al giugno 1837, furono rapidi e le relazioni tecniche molto dettagliate, permettendoci così di conoscere perfettamente l’aspetto originale del Palazzo, di squisito gusto neoclassico nelle proporzioni e nei colori impreziositi da rifiniture dorate. La facciata era sormontata al centro dal grande stemma del papa Gregorio XVI Cappellari, affiancato da cornucopie colme di frutti. Lo stemma fu collocato nel 1888 sopra la fontana dell’esedra e poi nel 1975 in fondo al cortile a sinistra, dove ancora si trova.
Le sei grandi finestre al piano terreno, concepite per l’esposizione delle stampe in vendita, presentavano degli originali sportelloni di chiusura inventati dal Valadier e venivano calati a scomparsa nelle cantine con ingegnosi meccanismi.
Nei piani superiori l’aspetto è ancora quello originale: al primo piano si trova una “loggia” che ai lati della balaustra presenta ancora i basamenti delle due statue che avrebbero dovuto ornare il Palazzo; l’Incisione e il Disegno. Fu però eseguita solo la prima dallo scultore Luigi Amici: è ancora oggi visibile al primo piano, nella Sala consultazione.
In fondo al corridoio di ingresso, Valadier progettò un cortile semicircolare, a forma di esedra, come soluzione di raccordo delle diverse porzioni del fabbricato; lo spazio era aperto e luminoso per la minore altezza dell’edificio e delle costruzioni intorno. Sulla parete di fondo si trovava una bella fontana, oggi nel Museo archeologico nazionale delle Marche, composta da un prezioso sarcofago con la rappresentazione del mito di Medea; questo fu sostituito nel 1926 con un altro sarcofago antico, proveniente dal Museo delle Terme, che ancora oggi si trova nel cortile.
La destinazione funzionale degli ambienti rispecchiava i criteri di impostazione del Direttore Valadier, con la preminenza assoluta delle esigenze di commercializzazione della raccolta camerale di rami: alle ampie finestre sulla strada che richiamavano l’attenzione del pubblico corrispondevano internamente, a destra, il locale dei torchi per la produzione delle stampe; a sinistra la sala dello “spaccio”, dove avveniva la vendita diretta delle incisioni, dietro alla quale si trovava il magazzino dei rami, questa ala è oggi tutta destinata alle mostre.
Al primo piano (l’attuale Sala di consultazione) era “la galleria” di esposizione delle opere più belle – disegni e stampe – e vi si ospitavano anche le riunioni della Commissione artistica e comunicava con l’interno magazzino delle stampe.
Anche la scala risultava ben più luminosa ed elegante per la presenza di un’apertura sull’esedra, di alcune iscrizioni, di un finestrone e di una decorazione a stucco sul soffitto, persi nel corso di successive modifiche architettoniche. Rimane l’elegante stucco dorato originale, rappresentante il sole con raggiera sul secondo ripiano della scala, dove si apre la porta che conduceva all’Archivio della Stamperia.
L’edificazione di tutto il terzo piano fu stabilita in seguito alla nomina di Paolo Mercuri a direttore della Calcografia nel 1847; si volle dare al noto incisore chiamato da Parigi la possibilità di risiedere e operare nel palazzo per “istruire e dirigere” gli altri artisti nei nuovi studi del palazzo: attualmente vi sono gli uffici del personale tecnico- amministrativo dell’Istituto.

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