mercoledì 20 settembre 2017

Il diritto a una risposta






Il diritto a una risposta

Suona così assurdo, qui in Italia dove si è lottato e brigato per introdurre il reato di omicidio stradale, che tredici vite spezzate non bastino in Spagna per processare un autista. La magistratura ha ribadito l’archiviazione delle accuse nei confronti del conducente del bus della strage Erasmus, sostenendo l’assenza di indizi nei suoi confronti.
Nonostante alcune testimonianze sulla stanchezza dell’uomo, non ci sono prove che abbia mantenuto una condotta tale da mettere in pericolo le vite altrui, che è il discrimine per una condanna in Spagna, a dimostrazione che su temi come giustizia e sicurezza l’Europa è tutt’altro che unita. Il giudice rimanda a una causa civile, ma quale risarcimento (eventuale) potrebbe mai ripagare della bellezza distrutta, del futuro strappato via assieme a quegli occhi, quei sorrisi? Da un processo quelle famiglie si aspettavano una risposta alla domanda più angosciante: come è potuto accadere?
E se si archiviano le accuse contro l’autista, allora chi ha responsabilità per tredici giovani vite perdute? Se lo chiede, è la notizia giunta in serata, anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando che ha scritto al suo omologo spagnolo Rafael Català Polo, esprimendogli il rammarico delle famiglie, anche auspicando «ci sia ancora la possibilità di chiarire quali siano state le cause e le circostanze dell’incidente». Speriamo che gli rispondano almeno.
Twitter @AMonticone

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