martedì 1 agosto 2017

a Torino per scoprire i segreti del terrorista pentito



Mouner El Aoual, arrestato in Barriera, ora collabora

IL CASO. Blitz dell’Fbi a Torino per scoprire i segreti del terrorista pentito

Amministrava una chat del Califfato su Zello. "Per un attentato in Italia mi bastano 3 uomini"
Mouner El Aloual
L’hanno riportato a Torino in elicottero, il 18 luglio, dal carcere di Sassari. Scortato come nei film, per un interrogatorio top secret durato diverse ore e condotto da due procuratori americani accompagnati da una squadra dell’Fbi. Cosa abbia detto Mouner El Aoual agli investigatori americani, per il momento, resta un mistero. Ma il solo fatto che abbia rotto il silenzio in cui si era chiuso dopo l’arresto di aprile a Torino è una notizia.
E ciò che dice il legale che lo assiste, l’avvocato Francesco Furnari del foro di Ravenna, lascia intendere la portata prevedibile degli sviluppi di quest’inchiesta sul terrorismo internazionale nata negli Usa ma sviluppata a Torino, dove Mouner El Aoual, detto Mido, viveva. «Il mio cliente – spiega Furnari – viveva in un contesto di forte emarginazione ed è stato ammaliato dagli affabulatori dello Stato Islamico. Ora – ed è questo il passaggio rilevante – però si è reso conto della vera natura del suo ruolo e ha deciso di combattere le stesse persone che lo hanno trascinato in quel contesto, collaborando con la giustizia».
El Aoual, dunque, si è pentito. E le sue rivelazioni potrebbero risultare fondamentali in virtù del ruolo che aveva, tutt’altro che marginale, nella gestione di una chat dell’Isis sul social network Zello. Registrarsi, è vero, è facilissimo. Basta scaricare l’applicazione sullo smartphone, inserire un paio di dati e si è online. Altra questione, farsi “accettare” come “amici” dagli utenti e dai gruppi. E poter così intrattenere conversazioni private o ascoltare discorsi “pubblici”.

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