Mostra vera con quadri falsi. È accaduto a Genova, dove la Procura della Repubblica ha iscritto tre persone nel registro degli indagati e sequestrato 21 opere presenti nell’esposizione su Amedeo Modigliani a palazzo Ducale.
 Secondo chi indaga si tratta di falsi. In attesa di tutti i chiarimenti di rito, il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e il pm Michele Stagno hanno nominato custode giudiziale delle opere la Fondazione Palazzo Ducale. L’ente, a sua volta, ha deciso di chiudere oggi la mostra. Con questa motivazione: “A fronte degli accertamenti investigativi ancora in corso – si legge in una nota – sceglie autonomamente per rispetto del pubblico e dei visitatori di anticipare di tre giorni la conclusione della mostra che pertanto da oggi non sarà più visitabile“.
L’inchiesta, affidata ai carabinieri del nucleo operativo tutela patrimonio culturale di Roma, era partita da un esposto del collezionista d’arte toscano Carlo Pepi. Era stato lui a sollevare dubbi sull’autenticità e sull’attribuzione di alcune opere esposte, supportati da una dichiarazione dello studioso d’arte Marc Restellini che aveva scritto: “Questa mostra è dubbia e ho dovuto segnalare questa situazione alle autorità italiane non appena ho visto il contenuto. L’Istituto conosce queste opere, si tratta di falsi, disponiamo di tutta la documentazione e prove scientifiche per confermarlo. Si tratta di falsi noti per almeno un terzo dei dipinti esposti”. I militari avevano nominato una propria esperta, Mariastella Margozzi, che aveva confermato la tesi di Pepi. La procura di Genova aveva così nominato una propria consulente, Isabella Quattrocchi.
Palazzo Ducale, inoltre, ha annunciato di considerarsi “parte lesa” in questa vicenda e ha preso “atto dell’iniziativa della Procura di Genova, alla quale ha fornito come doveroso la massima collaborazione”. “In conseguenza del procedimento in corso e indipendentemente dalle sue evoluzioni e da come si concluderà, Palazzo Ducale ha subito consistenti danni d’immagine e materiali (e rischia di subirne ulteriori) e si configura esclusivamente come parte lesa – si legge nel comunicato stampa – Palazzo Ducale rimarca di non avere organizzato direttamente la mostra avendone commissionato la realizzazione e la selezione delle opere a un partner di prestigio nazionale e internazionale come MondoMostre Skira con cui, da anni, ha avviato una consolidata e importante collaborazione a partire dalle mostre “Frida Kahlo” e “Da Van Gogh a Picasso. Capolavori dal Museo di Detroit“, quarta mostra italiana per numero di visitatori nel 2016”.
La Fondazione nella sua nota dice anche altro: “MondoMostre Skira ha scelto un curatore, Rudy Chiappini, per oltre 20 anni direttore del Museo d’arte di Lugano, curatore riconosciuto di mostre di respiro internazionale, tra cui anche su Modigliani, e mai in alcun modo discusso dalla comunità scientifica – fa sapere Palazzo Ducale – Per questo ritieniamo di aver operato con i tradizionali criteri di prudenza e di attenzione sia con l’individuazione di un partner di grande esperienza internazionale (nei confronti del quale e del suo presidente Massimo Vitta Zelman, alla luce della positiva esperienza maturata negli anni, non può che esprimere piena fiducia) sia accettando una curatela   scientificamente riconosciuta“.

Nota.
Da quando esiste l'arte esistono le imitazioni, le contrffazioni, le copie, la produzione in serie, i metodi per riprodurre all'infinito un esemplare, una idea. All'inizio era gli artigiani a fare questo mestiere, poi arrivò la stampa, le macchine capaci di copiare procurando modalità di rapportare la copia all'originale e poi con l'età dindustriale le macchine per fare copie o che permettono di assemblare i particolari.
Il falso è condannato quando viene proposto come vero autentico, non come falso dichiarato.
Il falso è un reato come raccomanda un dei diedi comandamenti perchè induce l'altro, il fruitore, l'acquirente, l'utilizzatore in errore facendogli credere che la verità vera non era quella testimoniata in precedenza ma quella proposta nell'ocasione nuova.
Oggi vanno di moda per l'amoralità che pervade il nostro tempo che parla la lingua del tutto è permesso da quando per imparare si è fatto uso del copiare e non dell'apprendere a leggere la realtà che vive intorno a noi.
Gioacchino Ruocco