martedì 31 gennaio 2017

IL RUBENS DELLE SORPRESE


    
 

IL RUBENS DELLE SORPRESE

   
   
 
pubblicato 

Nella settimana dedicata ai grandi maestri del passato nella New York delle aste, non mancano le sorprese, ma quella che fa più notizia è il grande successo del dipinto, scoperto da poco, di Rubens. Ieri mattina l’asta di Dipinti ha totalizzato 31 milioni di dollari, e tra tutti a svettare è stato il dipinto del pittore fiammingo, un suo raro esempio di studio di animali su vasta scala, l’opera raffigura un cavallo con un cavaliere, che fino a poco tempo fa attribuita ad un seguace di Sir Anthony Van Dyck. Tuttavia, la paternità dell’opera è stata difficile da individuare a causa dei ritocchi e solo a seguito della rimozione di queste aggiunte successive, la tela è stata rivelata come un lavoro di alta qualità, e un tipico esempio degli schizzi ad olio per cui è noto Rubens. L’opera è arrivata in asta con una stima di un milione e mezzo di dollari, forse sottovalutando il potenziale di un lavoro così raro, che infatti ha realizzato 5 milioni di dollari, superando di oltre il doppio le previsioni.  

lunedì 30 gennaio 2017

A Sergio Mascitti di POETI NEL MONDO

Buongiorno poeti,
ieri si sono verificate spiacevoli discussioni, tra alcuni utenti, che ovviamente esulano dallo spirito del gruppo.
Poeti nel mondo offre a tutti la libertà di esprimersi e vuole un confronto aperto, leale, onesto intellettualmente e moralmente. Nei commenti alle poesie potete esprimere la vostra opinione, ma con il massimo rispetto della persona, del testo e di quello che significa quel testo per chi lo ha scritto.
Nell'augurarmi che non si verifichino più episodi del genere, ricordo che chi assumerà comportamenti sconvenienti e lesivi della serenità del gruppo, verrà eliminato SENZA PREAVVISO.
Buona settimana e buone poesie a tutti!
Sergio Mascitti
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Aran Lukas ...
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Gioacchino Ruocco Mi hai fatto venir voglia di farti uno scherzo. Quando si scrivono versi che non vanno bene ai diversi, rei confessi della loro realtà, bisogna strapparsi il cuore e chiedersi se noi fatti di versi o siamo gli eunuchi a guardia di sterili parole che non hanno emozioni da raccontare per scavalcare il muro del serraglio in cerca dell'ampolla del piacere. A Sergio con simpatia...

venerdì 27 gennaio 2017

RACCONTARE L’IRRACCONTABILE

ACCONTARE L’IRRACCONTABILE

   
 Il complesso lavoro che Gian Maria Tosatti ha realizzato a Napoli ha svariati e inaspettati echi letterari. E si basa su un genius loci da cui è quasi impossibile rimanere immuni  
 
pubblicato 

A cominciare da Anna Maria Ortese e Gino Marotta fino a Elena Ferrante, da più di mezzo secolo Napoli è forse la città più amata dagli scrittori italiani. Per non parlare dei registi di cinema o di teatro: praticamente tutti i maggiori registi del nostro Paese hanno rivolto almeno una volta lo sguardo o l’obiettivo sul capoluogo campano, per raccontare la sua gente. Già, perché Napoli attira soprattutto per i napoletani, considerati imprescindibili dai luoghi della Neapolis, quasi ne fossero corpo vivo, sangue e carne, membra e voci, gesti e odori. 
Gian Maria Tosatti invece ha interpretato Napoli come una ghost town, un luogo di spettri, fantasmi e memorie, invitandoci a partecipare - rigorosamente in solitario - ad un viaggio in sette tappe, attraverso luoghi vuoti, abbandonati, senza grida o risate, né pianti e tragedie, ma tutto giocato esclusivamente sull’evocazione
Eppure, nel silenzio di chiese barocche e magazzini portuali, palazzi gentilizi e abitazioni popolari, ospedali militari e fabbriche in disuso, aggirandoci tra cataste di legna e mucchi di polvere, finestre spalancate e muri pericolanti, scaloni di marmo e soffitti sventrati, imbattendoci in pochi oggetti ma carichi di senso e memoria, frammenti di vite estinte o attivatori di epoche perdute e lontane, non siamo mai stati soli. La dolorosa meraviglia che ci accoglieva dietro ad ogni spigolo sbrecciato si riempiva di suggestioni, passate e presenti, e le mura si animavano di immagini lette, viste o vissute: i protagonisti di Natale in casa Cupiello, Il mare non bagna Napoli, l’Amore Molesto o l’Intervallo si affacciavano da un balcone, comparivano in un salone o si inseguivano in un corridoio, mescolandosi in perfetta armonia  con le suggestioni dettate dall’artista, da Lucifero a Santa Teresa d’Avila, Albert Camus o Curzio Malaparte. 

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Ogni stagione dello spirito si tramutava in un’esperienza, e come in una sorta di percorso iniziatico, o girone dantesco, lo sguardo si affinava a cogliere un dettaglio, un frammento: il volo basso di un canarino, il bagliore di una parete dorata, lo scaffale roso dal tempo, una caffettiera su un fornello, la pagina fitta di parole su un quaderno. Ogni oggetto era un attivatore formidabile di storie, versi, parole, immagini e suoni che riempivano le architetture silenti e sventrate, quasi una metafora di un’Italia sfinita, ormai incapace di produrre energie, ma condannata ad una lenta e splendida agonia. 
Nella Napoli di Tosatti si incontrano la Roma caciarona del Pasticciaccio di Gadda e la Palermo decadente del Gattopardo, la Firenze austera e provinciale del Metello di Pratolini e la Urbino ventosa di Volponi: le anime di cento città riassunte in un itinerario epico e simbolico sul magnifico e tragico declino del Bel Paese, dove la forza d’animo, il coraggio e la qualità sono ormai appannaggio esclusivo delle pietre. Loro e solo loro sembrano le custodi millenarie di un genius loci che rivive nella grandezza perduta delle rovine contemporanee, ignorato dalla frettolosa superficialità delle giovani generazioni, dall’occhio inchiodato e condannato agli schermi di smartphone e ipad. 

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Nell’ultima stazione, che l’artista ha intitolato Terra dell’ultimo cielo, ambientata nelle sale luminose del convento della Santissima Trinità delle Monache, Tosatti ha indicato una possibile via di salvezza nell’armonia tra uomo, natura e spiritualità, dando vita ad una sorta di rifugio celato dietro le pompose apparenze: una dimora aerea e inaccessibile dove camminare con estrema cautela, per evitare di ferirsi corpo e anima. E non è certo un caso che l’incipit della mostra "Sette Stagioni dello Spirito”, aperta fino al 30 marzo al museo Madre e curata da Eugenio Viola con attenta e misurata discrezione, sia stato affidato a Joseph Beuys, l’artista internazionale che più di ogni altro ha amato l’energia tellurica di Napoli: La Rivoluzione siamo noi è un invito a concepire l’arte come visione responsabile, che in Tosatti si è reificata in un racconto audace e maestoso, gestito con minimale e poetica essenzialità, che poteva essere indotto solo da un’estrema consapevolezza e da un’indiscutibile talento.

Ludovico Pratesi 

giovedì 26 gennaio 2017

Terremoti: la differenza tra le scale



Alcune nozioni per distinguere  l’ entita dei terremoti

La scala Mercalli e la scala Richter sono le più importanti scale per misurare l’entità dei terremoti.
La scala Mercalli prende il nome dal sismologo Giuseppe Mercalli (Milano, 1850 – Napoli, 1914), sacerdote originario di Portici.
Questa scala fu presentata alla comunità scientifica nel 1902 ed  è stata quella più utilizzata  fino all’ introduzione nel 1935 della scala Richter.
La scala Mercalli si basa sull’ entità dei danni provocati dai terremoti sugli edifici e sull’ambiente,  mentre la scala Richter si base sulla quantità di energia sprigionata nell’ ipocentro (punto di origine del terremoto) e non è collegata direttamente ai danni arrecati.
Per esempio un forte terremoto con epicentro (punto della superficie terrestre tracciato sulla verticale dall’ ipocentro) nel deserto ha un valore insignificante se viene misurato con la scala Mercalli  perché evidentemente non arreca danni,  mentre avrà un valore alto con la scala Richter.
La scala Mercalli  classifica l’intensità di un terremoto in 12 gradi in base ai danni arrecati soprattutto alle costruzioni.  A partire dal 4° grado le scosse sono avvertite dalla maggioranza della popolazione e provocano lesioni lievi ai fabbricati, mentre dal 6° grado i danni agli edifici diventano ingenti.   Il 12° grado prevede la distruzione completa di ogni opera dell’uomo. Gli ultimi due gradi furono aggiunti da Mercalli in seguito al terremoto di Messina del 1908 che fu classificato dell’XI grado.
La scala ideata dal sismologo statunitense Charles Francis Richter (Hamilton, 1900 – Pasadena, 1985) prende come riferimento la magnitudo di un terremoto e fornisce una valutazione più oggettiva rispetto alla scala Mercalli,  perchè consente di conoscere la quantità di energia liberata dal sisma.  Si ottiene misurando l’ampiezza delle oscillazioni del suolo registrate dai sismografi. La magnitudo zero corrisponde ad un terremoto che produce un sismogramma di ampiezza massima pari a un millesimo di millimetro, registrato da un sismografo che si trova a 100 chilometri di distanza dall’ epicentro. Il valore zero della scala corrisponde ad un’ energia liberata pari a 1 chilogrammo di tritolo.
In pratica questa scala non fa altro che paragonare l’energia liberata dal sisma a un’equivalente esplosione di tritolo nel sottosuolo.
L’energia liberata cresce con la magnitudo: ogni unità di magnitudo in più significa un’ampiezza di oscillazione dieci volte maggiore.
Considerato quindi che le due scale si riferiscono a parametri diversi, non possono essere confrontate direttamente.
Si riportano qui di seguito le due scale.
Lorenzo Giampaglia
Scala Mercalli
1° grado: strumentaleScossa rilevata solo dai sismografi installati  sull’epicentro.
2° grado: leggerissimaScossa rilevata dai sismografi installati a pochi chilometri dall’epicentro. Non viene avvertita dalla popolazione.
3° grado: leggeraScossa  rilevata dai sismografi ubicati in un raggio di  circa 10 chilometri dall’epicentro. Normalmente non viene percepita dalla popolazione.
4°grado: sensibileScossa percepita solo ai piani più alti delle abitazioni e rilevata dai sismografi installati ad una distanza massima di circa 100 chilometri.
5°grado: sensibilissimaScossa che riesce a far oscillare i lampadari e far cadere qualche soprammobile. Viene rilevata dai sismografi in un raggio di 200 chilometri dall’epicentro.
6° grado: forteScossa che provoca crepe nelle case e riesce a far suonare le campane. Rilevata dai sismografi distanti fino a 600 chilometri dall’epicentro.
7° grado: fortissimaScossa che può far crollare qualche casa e provocare vittime.
I sismografi la rilevano anche a distanza di 1000 chilometri e più.
8° grado: rovinosaScossa che provoca crepe sul terreno, il crollo di diverse case, di campanili e che può far franare grossi massi dalle montagne.
9°grado: disastrosaScossa che fa crollare il 60% degli edifici. Nei laghi e nei mari l’acqua si intorbidisce e si formano onde che si infrangono con forza sulla riva.
10°grado: disastrosissimaScossa che provoca la distruzione totale degli edifici. Le rotaie dei treni si deformano, i ponti e le dighe possono crollare. Nel terreno si aprono larghe crepe.
11° grado: catastrofe Sisma catastrofico dove anche le montagne franano e si aprono  piccoli crateri nel terreno
12° grado:   grande catastrofeScossa che distrugge tutto quanto esiste in superficie in un raggio di
20-30 chilometri dall’epicentro.
Risultati immagini per scala classificazione richter magnitudo
P. S. TNT= Tritolo

sonhar a realidade

Reviver, agradecendo-te a Arte... Isaura Almeida!
sonhar a realidade
Assim , num jeito simples...

Se bastar um olhar
 Que a outro se abrace
Um sorriso
Que largo, o beijo peça…

Se for pressa, esse feitiço …
De um certo jeito de beijar… …
Uma certa urgência de amar…
Um cego vício, fragrância
Desejo pele, possuir…
Então, paciência…
…Eu vou ter de ir…

Como um rio que novo nasce
Num jeito louco de amar
Num jeito simples de ser...
Talvez porque... sim
O paraíso no inferno
Amar... seja assim...

O amor para se viver
A dor para chorar...
E tudo o resto seja
Aquilo, que deus quiser...
RZorpa Ruimonti
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