domenica 13 novembre 2016

Le vertigini del PDS

Ogni volta che il vento tira a favore della sinistra consistando un consenso da capogiro questa viene colta da un senso di vertigini che le fa perdere il contatto con la realtà e con l'elettorato che si esprime a suo favoro per la realizzazione di una amministrazione più efficiente e più equa nel perseguire gli evasor com metodi più umani e nel dare concretezza ad una vita meno povera di soddisfazioni e equità giuridica ed amministrativa con gli alleggerimenti possibili delle tasse, della creazione di posti di lavoro, di una ricchezza diffusa e percettibile dai ceti più bassi permettendo a tutti di conseguire un salario che consenta di vivire dignitosamente, una pensione con potere di acquisto certo, prezzi di mercato remunerativi per chi produce e non eccessivi per chi acquista, una poltica comunitaria che consente di recuperare le disuguaglianze e conseguire comportamenti uguali per tutti determiando una data in cui i pareggi devono pervenire a maturazione.

Un partito non può essere un pollaio in cui con troppi galli a canatare non farà mai giorno, come si stà rischiando in questi giorni che precedono l'appuntamento del referendum costituzionale dove uomini di partito che hanno dato il loro voto favorevole alle modifiche oggi esprimono un parere contrario disorientando l'elettorato.

Un altro disappunto deriva dall'istituzione delle primarie con le quali si si sceglie il candidato di turno. Anche per questa istituzione che doveva sanare le diatribe interne  si è arrivati ad un nulla di fatto. Quelli si sentivano forti ed indispensabili si sono scoperti deboli e senza seguito con l'obbligo non gradito di sottostare al nuovo arrivato scelto dagli iscritti.

Inoltre sta verificandosi che a governare non sono quelli più forti perchè i più votati, ma le minoranze che si sono scoperte maggioranze presentando maree diemendamenti  per ostacolare non tanto il miglioramento del progetto di legge, ma il suo affossamento allungando i termini per l'approvazione oltre quelli consentiti dai regolamenti. 

Alla crisi di identità bisogna però dare un volto sicuro per non lasciare zone d'ombra dove vanno ad annidarsi i franchi tiratori. Il mandato viene dato a chi è inserito in una lista. di modo che anche quando si scelgono con le primarie i votanti si esprimono su nomi indicati dai partiti scelti tra gli scritti, senza limiti di età, senza limiti di numero di mandati, senza una pagella operativa del candidato per cui ci troviamo ad incaricare sempre i soliti che hanno ricoperto incarichi di partito ma non nella pubblica amministrazione.

Così le primarie tanto sbandierate finiscono col produrre illusioni che non sempre corrispondono alla soluzione magica di avere persone preparate alla bisogna che sanno quello che faranno e le modalità legisaltive per farle.

Il partito comunista nato il 21 gennaio 1921 a Livorno per la separazione dell'ala di sinistra del Partito Socialista Italiano guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, al XVII Congresso socialista, è arrivato ai nostri giorni con idee di conservatorismo e di posizioni immutabili che nella sua vita ha prodotto soltanto qualche volto nuovo, qualche volontà che continua a scontrarsi contro il vecchio anche quando si sono uniti sotto la stessa bandiere gli estremisti democratici, moderati e quelli più radicali per riprodursi poi con altre separazioni in altri soggetti politici che scroccano soldi e alimentano il cimitero degli elefanti.

Quando il nuovo arriva deve scalzare il vecchio e se questo non ha più le gambe o la testa per andarsene bisogna chiamare il pronto soccorso elettorale e mandarli via: la pluralità deve consentire anche una governabilità e delle responsabilità.

Il PDS è diventato il partito dove si dice tutto e il contrario di tutto, dove un giorno si dice una cosa e il giorno dopo si fa il contrario. Il partito dei dipettosi, il partito dei bastian contrari se non è come dico io, di quelli che capiscono soltanto quello che dicono loro.

Bisognerebbe votare una legge che quando un partito finisce la sua attività a livello centrale se vuole conservare i beni acquisiti deve trasformarsi in fondazione, rinunciando alle sovvenzioni statali.

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