mercoledì 25 maggio 2016

Quella violenza ..............vissuta come un gioco






Ciro Cascone: "Quella violenza che a 13 anni viene vissuta come un gioco"

Dal web a WhatsApp crescono i sexy ricatti. Il procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Milano fornisce un dato inquietante: "Le leggi ci sono, il problema è prevenire"
Invia per email
Stampa


MILANO. Ciro Cascone, procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Milano, fornisce un dato inquietante. Fra città e provincia, nel 2015 sono stati 64 i minorenni denunciati con l'accusa di detenere o commerciare materiale pedopornografico. Il triplo di quanti erano nel 2013. "Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzini fra i 12 e i 14 anni, che fotografano e filmano compagne di scuola e poi fanno circolare le immagini in rete".

Per quali ragioni lo fanno?
"In alcuni casi, pensano che si tratti di un gioco. Si scambiano con gli amici foto sexy di coetanee, senza pensare che possano finire nelle mani sbagliate. In altri casi, la circolazione nel web è il risultato di ricatti".

Alla vittima vengono chiesti soldi?
"Abbiamo il caso di un ragazzo che ha chiesto duemila euro a una coetanea, minacciandola di diffondere un filmato che lei gli aveva mandato. In altri casi, il ricatto è sessuale. La vittima è costretta a prestazioni sessuali sotto il ricatto che immagini e filmati che la riguardano siano resi pubblici".

Gli strumenti giuridici che avete a disposizione per contrastare il fenomeno delle sexy estorsioni sono adeguati?
"Le leggi ci sono. Nel caso dei ricatti, se l'indagato ha più di 16 anni, oltre ai reati legati alla pedopornografia, contestiamo l'estorsione. Quanto ai ricatti a sfondo erotico, spesso si tratta di tentate violenze sessuali. L'intervento necessario non è legislativo, ma pratico: servono fondi per permettere alla polizia postale di fare il suo lavoro. E bisogna investire in cultura tecnologica".

Cosa intende per "cultura tecnologica"?
"Le foto sexy viaggiano attraverso Snapchat, WhatsApp e Telegram. Tutte applicazioni che i ragazzini usano, ma di cui spesso i loro genitori ignorano l'esistenza. Con in mano uno smartphone, è come se un dodicenne fosse alla guida di una Ferrari che non riesce a controllare, mentre i suoi genitori nemmeno hanno la patente".

Dal punto di vista della pena, cosa rischia un tredicenne che diffonde in rete immagini sexy di una coetanea?
"A quell'età non si è imputabili, qualunque sia il reato compiuto. Avviamo il denunciato verso un percorso rieducativo. E succede che, in fase di mediazione, vittima e colpevole si incontrino,
se lo vogliono. È un approccio che come procura per i minorenni pratichiamo da tempo, a differenza di quanto avviene nella giustizia ordinaria. Per questo ci spaventa il progetto del governo di accorparci ai normali tribunali, togliendoci la nostra specificità.

Nessun commento:

Posta un commento