mercoledì 4 maggio 2016

L'ERRORE RIVELATORE


    
 

L'ERRORE RIVELATORE

   
 Stavolta l'errore informatico svela una scomoda verità, anzi una menzogna diplomatica bella e buona, che già avevamo immaginato: si tratta di un "ordine di censura" sul caso Regeni, inviato "per sbaglio" ai media da parte del Ministero dell'Interno egiziano. A futura memoria, anche  
 
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Che la morte di Giulio Regeni fosse lontana da una vera e propria soluzione lo sapevamo. Troppe ombre, troppi "depistaggi", troppa omertà. Non bastano gli appelli, la mobilitazione, non basta che il Governo egiziano stia arrestando anche diversi protagonisti che ruotano intorno a questa vicenda. Ora ci si mette anche una mail che pare sia stata inviata "per errore" ai media, da parte del Ministero dell'Interno egiziano. 
La fonte è l'Associated Press, che mette l'accento sul fatto che il bavaglio sul caso del ricercatore fosse tra i contenuti di un piano segreto per affrontare la crisi dopo l'arresto di altri due giornalisti al Sindacato della stampa. 
Il destinatario della proposta di censura - a quanto si riporta - era il procuratore generale che sta seguendo l'inchiesta sulla scomparsa del giovane. Decisamente poco edificante, ma ormai a questo - da parte del Paese del Medioriente e della sua primavera mancata - ci siamo quasi abituati. 
A rimarcare il tutto è stato anche il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ancora una volta ha chiesto all'Egitto maggiore collaborazione. Forse un'utopia, in un nuovo strano caso di "muro di gomma" come, in realtà, ci siamo abituati spesso in Italia, in casi diplomatici che hanno riguardato non solo la nostra criminalità, ma anche altri Paesi coinvolti, pensando da Ustica in poi. (MB) 

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