lunedì 4 gennaio 2016

La RAI alla scoperta dell'amianto nelle proprie sedi.



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ROMA - Da anni la Rai combatte il grande amianto: quello che infestava il grattacielo di via Cernaia a Torino (evacuato dal 2013 e in via di bonifica) e quello che ancora oggi si annida nel quartier gene- rale romano di Viale Mazzini. Ora la tv di Stato avvia una offensiva contro il "piccolo amianto". Nove aziende - se vincitrici del bando di gara lanciato dalla Rai il 21 dicembre - cercheranno quantità più contenute di questo materiale (dannoso e cancerogeno) praticamente in tutta Italia.
 
Attraverso queste 9 aziende, la televisione pubblica realizzerà lavori di ristrutturazione in 28 suoi in- sediamenti a Roma; in quattro che sono a Torino; poi ad Aosta e Genova. E ancora: a Trento, Trieste e Bolzano; a Venezia, Bologna e Firenze; a Perugia, Ancona, Pescara, L'Aquila e Campobas so; a Ba ri, Potenza e Cosenza. Infine a Cagliari, Sassari, Palermo e Catania.
 
Si tratta di ristrutturazioni classiche, agli impianti, ai tetti, agli infissi. Ma in ognuna di queste sedi e ad ogni intervento la Rai mette nel conto di trovare anche dell'amianto. La possibilità esiste. E così il bando di gara stanzia delle somme - medie o basse  - per fronteggiare una simile eventualità. Le azien de vincitrici della gara, oppure le aziende subappaltatrici, dovranno essere pronte a maneggiare que- sto infido nemico che può minacciare gli operai (se non attrezzati) e i dipendenti stessi del servizio pubblico, negli uffici confinanti ai lavori.
 
In genere i rischi maggiori arrivano dall'amianto friabile che fa riaffiorare le fibre tipiche del materia le. Si trova soprattutto a Viale Mazzini (Roma) e in Via Cernaia (a Torino). Questo è il grande amian to. Ma quantità limitate e in genere non friabili di amianto sono un po' dappertutto, nel resto d'Italia, e portano comunque delle insidie. Per misurare al meglio le singole situazioni di pericolo, le aziende ap paltatrici dovranno usare l'indice Versar (dal nome della società statunitense che ha ideato un algorit- mo per stimare la minaccia).
 
Dove si annidi l'amianto - materiale anti-incendio molto in voga negli edifici degli anni '60 e '70 - le aziende appaltatrici lo accerteranno con dei sopralluoghi che condurranno insieme al dipendente della Rai che ha il ruolo di Responsabile Gestione Amianto Locale. Ma la televisione di Stato ha già un'idea del campo di battaglia, visto che il Capitolato tecnico del bando cita situazioni precise. Si fa riferimento, ad esempio, alle "canne fumarie in cemento amianto"; ai "canali di gronda"; ai "pavimenti in vinile amianto" e alla "colla sottostante la mattonella vinilica"; alle "lastre in cemento amianto" (in particolare quelle esterne); alle "valvole, guarnizioni, pompe, piastre delle caldaie"; ai "pannelli termoisolanti".
 
Il bando di gara della Rai punta a stabilire subito, e per i due anni di durata degli interventi, i prezzi massimi che le aziende potranno ottenere per il loro lavoro e i materiali richiesti. Nel lungo elenco c'è anche "l'intervento in emergenza" di una squadra di "due operatori e un coordinatore", dotati di tuta da palombaro, stivaloni in plastica, guanti isolanti, slip monouso, aspiratori. La squadra avrà diritto a massimo di 1.300 euro per queste azioni urgenti.
 
Ed ecco le somme che Rai stanzia come base d'asta (le aziende potranno impegnarsi a fare i lavori sull'amianto con un esborso più contenuto, dopo delle offerte al ribasso). Per Roma, ci sono 300 mila euro. Per Torino, 60 mila euro. Per Aosta e Genova altri 60 mila. Per Trento, Bolzano
e Trieste 100 mila. Per Venezia, Bologna e Firenze 160 mila. Per Perugia, Ancona, Pescara, L'Aquila, Campobasso sono sul piatto 60 mila euro. Siamo a Bari, Potenza e Cosenza (60 mila euro). Seguono Cagliari e Sassari con 40 mila. Infine Palermo e Catania, con gli ultimi 60 mila.


Nota:
Spesa totale per l'operazione di conoscenza: 900.000 mila €.

Bastava mettere le carte in tavola, quelle che raccontano come e con che cosa è stata costruita la struttura per sapere dove è presente l'amianto e la sua tipologia e la quantità adoperata senza organizzare l'Ambaradam di oggi che se morti ci sono state bisogna soltanto andarle a cercare all'anagrafe se furono certificate adeguatamente.

Le ditte anche le più specializzate non hanno tutta questa conoscenza. Quella in loro possesso, quando le esperienze maturate lo hanno permesso, hanno rasentato la follia operativa adottando le metodologie consigliate quasi sempre alla rovescia e readatti solamente rapporti annuali di quanto hanno conferito alle discariche dedicate.

Bisognerebbe chiedere all'INAIL quante denunce di sospette malattie da mesolteliona sono state denunciate dal DLgs. 277/91 in poi e l'elenco, credo sterminato di dipendenti che per effetto di Schenghen sono ritornati alle proprie dimore oltre confine portandosi appresso un'eventuale cultura di mesoteliomi che hanno un'icubazione ventennale e quindi non facile da diagnosticare al momento della contaminazione.

In buona sostanza la riforma sanitaria era già morta prima di nascere in quanto ancora oggi, come il caso dimostra, si sa che c'è ma non si sa in che quantità e di che qualità l'amianto ancora presente nella struttura. Ci sono altri casi che non sanno neppure che c'è ed altri che palesamente hanno dsatteso i campionamenti ambientali richiesti, la mappatura prevista dalla Riforma sanitaria Legge 883 del 23/12/1978, art. 4, comma 1 e 2 e succesive disposizioni operative di mappatura e controlli.
E' un lavoro lungo e costoso come dimostra la bonifiche al ministero delle poste operato all'EUR.
Basta chiedere alla ASL competente per territorio.

L'articolista inoltre dimostra di essere digiuno della materia parlandone come se fosse l'uomo nero.
L'Amianto hai suoi connotati ed è facile riconoscerlo come è facile difendersi da lui se non lo si affronta da sprovveduti.

E' stata colpa del legislatore che ha sottovalutato il danno sociale che era conosciuto dall'antichità.
Una morte dopo vent'anni la si attribuisce facilmente alla vecchia, al deperimento dell'organismo e l'ignoranza di certi medici chiamati a certificare i decessi hanno fatto il resto attribbuendolo ad altre cause o concause.


 

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