giovedì 29 ottobre 2015

L'ARTE? FA STARE TANTO BENE!



   
 Credeteci o no, ma chi vive l'arte ci guadagna in salute. Ancora studi sul fenomeno, da parte di alcune prestigiosissime università internazionali. Risolti in cinque punti fondamentali che potranno piacervi o meno, ma che indicano di non mettere nulla “da parte”  
 
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Prima ci sono stati Alain De Botton e Jhon Armstrong, poi ci si sono messi gli studenti di medicina di Harvard, un ricercatore di Tor Vergata che ha visto che i colpiti dagli ictus appassionati di arte reagivano meglio alla ripresa dal trauma, e anche la scandinava Norwegian University of Science and Tecnology di Trondheim il cui studio avrebbe evidenziato che, guardando un quadro, l'umore migliora. 
Se potete, insomma, non mettetela da parte l'arte. Vi gioverà in salute. Lo dicono anche dalla clinica Humanitas di Milano (nel caso non ne possiate più degli studi "americani"): il bello provoca emozioni capaci di agire sulla mente anche più dei farmaci. Chi fruisce l'arte lo sa bene, forse decisamente meglio di chi l'arte la produce, gli artisti, che nel bene o nel male restano personalità complesse, chiamate ad arginare in senso quasi divino i problemi di una società, o di parte di essa. 
Ma se proprio questi approcci di stampo empirico non vi convincono, l'Huffington Post ha sintetizzato cinque punti fondamentali per poterci credere, di cui forse basta citarne un paio per essere già soddisfatti, e sentirsi un po' meglio:
1- L'arte tampona l'effetto della tecnologia
2- Con l'arte si impara a "tenere il tempo”
Non è difficile da capire, probabilmente lo è più da sperimentare, visto che anche i musei oggi (specialmente i "grandi” dal Louvre all'Orsay, dagli Uffizi al Rijksmuseum) sono diventati corridoi da percorrere contro il tempo, armati di smartphone e appuntamenti successivi. 
Bisognerebbe provare a perdersi (in fin dei conti un museo è un luogo sicuro e rassicurante), guardare, pensare o non pensare a nulla, scoprire. Il perfetto colore del vestito della Lattaia di Vermeer, gli intrecci della Ronda di Notte, i dettagli di Bosh, del mare e del cielo nellaZattera della Medusa. Sappiamo che effetto fa; chissà, forse bisognerebbe renderlo "sperimentalmente” obbligatorio. O forse no. D'altronde, come diceva De Dominicis, siamo noi che dobbiamo presentarci all'opera, e non viceversa. (MB)

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