sabato 8 agosto 2015

Voci da Kstovo

Arrivano negli ultimi giorni richieste continue di amicizia da tante città della Russia.

Ormai Internet fa anche questo lanciando ponti sull'impossibile in cerca di un'eco di risposta per apparentarsi tra anime solitarie o in cerca di fortuna.
Qui c'è al momento soltanto tanto sole e una grande incertezza di futuro. I figli stanno già pagando i risultati negativi di politiche malsane che hanno interpretato nel modo più sbagliato le aspettative di pace e di benessere che avanzano da tutte le parti in sofferenza.
Quello che non capita a uno può capitare al prossimo e andare avanti è un imperativo di umiltà che deve renderci disponibili nei confronti degli altri che vivono in condizioni di disagio sociale e politico.
L'unica cosa che posso fare è segnalare questo avvenimento e augurare agli attori di queste storie future tanta fortuna e tanto amore. G:R.


Arrivano richieste di amiciKstovo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Kstovo
località abitata
Кстово
Kstovo – Stemma
Piazza della pace
Piazza della pace
Localizzazione
StatoRussia Russia
Distretto federaleVolga
Soggetto federale Nižnij Novgorod
RajonKstovskij
Territorio
Coordinate56°09′06″N 44°11′44″ECoordinate56°09′06″N 44°11′44″E (Mappa)
Abitanti66 641 (2010)
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+4
Cartografia
Mappa di localizzazione: Federazione Russa
Kstovo
Kstovo
Kstovo (in russoКстово?) è una cittadina della Russia europea centro-orientale, nell'oblast' di Nižnij Novgorod (rajon Kstovskij).
Sorge sulle rive del fiume Volga, e dista circa 25 km da Nižnij Novgorod.
Citata in un documento del XV secolo[senza fonte], ha ricevuto lo status di città nel 1957.

martedì 4 agosto 2015

Braccianti nazionali ed extracomunitari senza tutela fisica e giuridica.

La notizia della duplice morte, avvenuta in una terra che si è sempre distinta nei secoli per l'accoglienza di profughi e diseredati, mi procura una profonda pena. Affrontando un duro lavoro che chi non lo ha provato non può immaginare lo sfinimento fisico che procura sia Paola  che Mohamed hanno pagato con la loro vita 
un condizione inumana di immissione al lavoro nonostante tutte le norme fin qui emanate e volute in buona parte dall'ex presidente Napolitano per assicurare condizioni di tutela a chi presta la sua opera per procurarsi la propria sopravvivenza non sempre quotidiana e per conservare un barlume di dignità negato non soltanto da un caporalato protervo, permesso da sempre e da chi in primis, il datore di lavoro, dovrebbe allontanare dalle sue terre.
Sono responsabili tutti gli enti chiamati a vigilare, dalle forze dell'ordine agli ispettori del lavoro, delle ASL (SPRESAL), dell'INPS e dell'INAIL che qualche tempo addietro  pubblicò, in soccorso dei lavoratori musulmani, un opuscolo " Nove sintetiche indicazioni, racchiuse in un depliant informativo, per affrontare al meglio la giornata lavorativa durante il periodo del Ramadan. L’opuscolo - realizzato dalla direzione territoriale Inail di Perugia-Terni, dal Cesf di Perugiae dal servizio Prevenzione e protezione dell’Asl Umbria 1 - si rivolge ai lavoratori musulmani e ai datori di lavoro, in vista del digiuno previsto dalla religione dal 28 giugno al 27 luglio, nella fascia giornaliera che va dalle prime luci dell’alba fino al tramonto.

Nonostante la tutela del lavoro stagionale che ha modificato tutto il sistema che vigeva dal regio decreto della fine del 1800, questi nostri fratelli lavoratori continuano ad essere sfruttati da tutti i soggetti che li utilizzano, dal datore di lavoro, ai caporali, e, come ho scritto, dagli enti preposti per la loro tutela per una politica di rivendicazioni di diritti diventati ormai di casta.

La nota citata forse è l'unica che si è accorta della loro esistenza, della loro condizione vissuta in un momento particolare che li chiama a testimoniare il loro credo lontano dal suolo natio.
Ho approfittato della notizia pervenutami tramite "Ultimo minuto" per testimoniare il disimpegno civile vissuto in buona parte dal popolo italiano e dalle forze politiche che li vorrebbero lasciare morire in mezzo al mare e in seconda istanza, in maniera aberrante,  nelle campagne del sud.