sabato 7 febbraio 2015

Manuela Moschini: un’arte tra sogno, magia e realtà.




Nel colorato mondo artistico di Manuela Moschini, allieva del valente pittore Giorgio Rollo, convergono idee, luoghi, sentimenti, volti ed atmosfere che evocano il suo ricco mondo interiore. Le motivazioni che hanno spinto quest’artista ad intraprendere con passione e costanza il percorso creativo affondano le loro radici nel profondo della sua anima, traendo ispirazione dalla dimensione affettiva dei legami e delle energie, quasi una metafora di un cammino di conoscenza alla ricerca di se stessa e dei propri valori. Le cadenze armoniche delle linee estremamente semplici e delle forme strutturate da un’efficace pastosità delle cromie assecondano con docilità la sua ispirazione e le immagini che ne derivano trovano quella particolare intensità capace di tradurre  visioni del tutto interiori, mentali e fantastiche in immagini reali, ma con note simboliche e magiche.

In ogni sua opera Manuela Moschini dimostra di avere un’ottima padronanza della tecnica ad olio con le sue peculiari prerogative di freschezza, morbidezza, trasparenza e fluidità. I soggetti rappresentati sono  ritratti di persone a lei care come la nonna, la madre, il marito ed il figlio, fiori,  paesaggi ed animali domestici, dipinti con amore come “membri aggiunti” della famiglia ed animali selvatici visti nel loro ambiente naturale e nella loro lotta per la sopravvivenza. E’ costante nella sua pittura una sottile astrazione relativa agli sfondi, che tendono a proiettare il soggetto principale verso il fruitore.

Notevole è la sua produzioni di ritratti, in cui con gusto compositivo rivela l’abilità di delineare e generare somiglianze anche attraverso la ricerca emozionale, sentimentale ed introspettiva relativa al soggetto dell’ opera, ove la mancanza di una collocazione specifica nel tempo e nello spazio e di relativi riferimenti con l’ambiente, ad eccezione dei ritratti dedicati alla nonna e alla madre rappresentati in uno spazio all’aperto con un paesaggio sereno ed armonioso, tende a far crescere la sensazione che ogni persona stia vivendo hic et nunc, nel tempo metastorico degli autentici rapporti affettivi.

Nell’opera “Composizione floreale”, cm30x40 del 2009, su un fondo dai toni caldi e comunicativi, le peonie, accumulate in maniera originale con un punto di vista inconsueto e frontale, nel pieno della loro bellezza, sembrano esprimere una lirica nostalgia per una perfezione destinata a perdersi rapidamente ed un accorato sentimento del tempo, evocati dai delicati e variati ritmi dei colori chiari e perlacei.

Nella serie di opere che hanno come soggetto gli animali spiccano per bellezza e perfezione tecnica quelle dedicate ai felini. Nell’opera “Zeus”, cm40x50 del 2012,  il protagonista è un insolito gatto dal pelo blu e dai grandi occhi gialli, catarifrangenti nel buio, con la pupilla tondeggiante e contrattile. Come l’antico re dell’Olimpo anche il gatto Zeus siede su un suo “trono” ed il colore blu del suo pelo,  più di ogni altro colore ha un proprio valore espressivo ed è capace di creare  un’intensa reazione emotiva. L’immagine si compendia in un flusso cromatico descrittivo e calmante ed in uno spazio simbolico che sembra canalizzare la luce che ritma l’azzurro in filamenti, ombre, toni e sfumature.

Nella tela “ Caccia alla tigre”, c’è una forte componente selettiva dell’attenzione, ancor più chiara proprio nell’espediente tecnico-artistico-espressivo di mettere a fuoco solo parti del soggetto completo, come per indicare le aree di attenzione suggerite dall’artista. Infatti, la tigre, è messa a fuoco ed anche i cacciatori sugli elefanti, mentre la natura circostante è sfumata e soffusa. Quest’effetto provoca un accadimento dinamico di caduta dell’attenzione proprio sulla tigre e sul momento drammatico che vive, e poi, in un secondo tempo, l’attenzione cade sui cacciatori che vigliaccamente si annidano sugli elefanti  in corsa e attentano alla vita del fiero animale.

Nei paesaggi Manuela Moschini predilige gli scorci di paesi e vedute di borghi antichi, che ci fanno provare quell’istinto salvifico di fuggire dal caos delle nostre città e di varcare i confini delle sue tele per ritrovare un ambiente di pace e  tranquillità a dimensione umana. Come ogni artista si cimenta anche con mondi immaginari o da favola, ispirati da letture o da quel gran medium sociale che è il cinema .Ha posto molta cura esecutiva nell’opera “Il piccolo Imperatore” , cm60x80 del 2010 - ispirato al film di Bernardo Bertolucci del 1987 che narra le vicende di Aisiu Gioro, nominato imperatore del Giappone a tre anni - dove un bambino fatica a scendere dal suo trono, altisonante, prezioso e ricco di dettagli. In quest’opera ci racconta e ci regala un indizio fondamentale sulla sua natura, cioè che la sua opera intera si basa su un tipo di composizioni i cui ingredienti base sono la pittura combinata con la percezione emozionale esterna, in cui l’attenzione selettiva e soggettiva dell’artista ci rimanda direttamente e con chiarezza a quelli che sono i suoi canoni di lettura e decodificazione della realtà.

                                                               Roma, luglio 2012     Dott.ssa Anna  Iozzino


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