giovedì 25 dicembre 2014

Da Cimabue a Morandi”


SGARBI BOLOGNESI

   
 “Da Cimabue a Morandi”, è la prossima mostra di Genus Bononiae curata da Vittorio Sgarbi. Italia Nostra la giudica un oltraggio e ne chiede l’annullamento. Siamo alle solite o l’ha fatta più grossa del solito?  
 
pubblicato giovedì 18 dicembre 2014

Per una volta mette d’accordo tutti, dall’Italia a Oltreoceano. Tutti contro di lui. Perché tra i firmatari contro Vittorio Sgarbi sono Daniele Benati, il professor Carlo Ginzburg della Normale di Pisa, Antonio Pinelli dell’Università di Firenze, Keith Christiansen del Metropolitan di New York, Bruno Toscano della Fondazione Longhi, Steven Ostrow dell’Università del Minnesota, Jadranka Bentini, Anna Ottani Cavina e circa altri 120 da tutto il mondo. Per che cosa s’indignano, tanto da scrivere lettere di fuoco e levare appelli accorati? Della mostra bolognese, curata da Vittorio Sgarbi "Da Cimabue a Morandi”, che aprirà il prossimo 14 febbraio a Palazzo Fava. Toh, torniamo sul luogo del delitto, la mostra "La ragazza con l’orecchino di perla”, inaugurata nello stesso giorno di San Valentino di quest’anno. Ancora ci sono Fondazione Genus Bononiae e il Presidente di Carisbo Fabio Roversi Monaco che puntano su Bologna come città-porto per le più riuscite mostre di cassetta. 
A lanciare il niet invece stavolta è stata Italia Nostra, appellandosi anche al Ministro Franceschini, che in un agguerrito comunicato ha scritto: "Questa mostra è un insulto al pubblico, priva di alcun disegno storico e della benché minima motivazione scientifica: un insulto alle opere, trattate come soprammobili, alla memoria di Longhi e Arcangeli e naturalmente un attacco ai musei, con la colpevole connivenza di chi li dirige”, l’attacco. 
Ovviamente il Vittorio nazionale non si è fatto attendere, parlando di una «lobby di universitari a cui dà fastidio che io agisca su materie che considerano loro». In scena dovrebbero esserci 70 opere, per un periodo compreso tra ‘200 e ‘900 e la discordia pare essere proprio legata a qualche spostamento di troppo: L’estasi di Santa Cecilia di Raffaello, per esempio, dalla Pinacoteca a Palazzo Fava (poche centinaia di metri). «Quando Giotto fu spostato al palazzo Medievale o il Cimabue della Chiesa dei Servi fu utilizzato per la mostra sul ’200, nessuno ha detto nulla», ha tuonato Sgarbi che ha riservato denunce e un discorso sul "decoro”. Aggiungendo, poi: «Le opere non vanno spostate in genere, ma se spostandole riesci a raggiungere un pubblico più grande che poi le va a cercare nelle pinacoteche e nei musei, allora hai raggiunto un obiettivo». 
L’obiettivo di intortare nuovamente le masse, come successo lo scorso febbraio, e far girare l’arte come fosse un luna park alla sagra del paese? 
In questo caso si tira fuori il discorso del "far girare l’economia”. Una volta all’anno. Come le volte in cui il pubblico si muove intorno a queste mostre. La pensa invece diversamente il Direttore di Bologna Musei e del MAMbo, Gianfranco Maraniello, che commenta: «Italia Nostra ha usato un linguaggio inaccettabile, un’opinione aprioristica espressa in maniera arrogante. Il progetto è condiviso e apprezzato anche perché rinforza la volontà di fare sistema». Poi qualcuno ci spiegherà cosa significa fare sistema (e cultura?) se, come pare, la maggior parte delle opere proverrà da collezioni private [Niccolò dall’Arca dallo stesso salotto di Sgarbi] e soprattutto se la mostra resterà tra i confini dell’Emilia. Anche per il 2015 il San Valentino avrà un bel dibattito. 

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