venerdì 14 novembre 2014

ManzùLab: Stefania Romagna



Raccoltad’ArteContemporanea
di Marcella Cossu
Una dépendance nascosta all’interno del parco della raccolta Manzù, un semplice parallelepipedo bianco dall’interno rivisitato in chiave fluo, tra verde e arancio, da Nino Incardona, nel decennio di scorribande architettoniche legate alla serie dei miglioramenti introdotti dal 2005, e anche prima, da Alessandro Maria Liguori e da lui, una squadra per me insostituibile negli allestimenti istituzionali dentro e fuori il museo.
Ad oggi, finalmente, la possibilità di un forse breve ma intenso sfruttamento di questo altro “luogo di Manzù”, con la serie sperimentale dei primi quattro eventi espositivi del “ManzùLab” di altrettante artiste del territorio – sempre e comunque nello spirito del “Manzù, l’arte e il Territorio”- unite dal denominatore comune di personalità forti e incisive, nell’uso di tecniche tradizionali e multimediali, almeno quanto la loro consapevole ed ostinata ricerca del “bello”.
Un’altra delle innumerevoli storie episodiche e rapsodiche di quella “Scuola Pontina” così vivace e poliedrica come il suo ispiratore e animatore Fabio D’Achille (MAD, Museo d’Arte Diffusa), il quale cura anche l’iniziativa odierna del “ManzùLab”,  nel sud estremo dell’ecomuseo del contemporaneo su cui da anni insiste e scava nel vissuto di tanti e diversi artisti del territorio.

Un’occasione ulteriore, a prescindere da qualsiasi possibilità di sviluppi futuri nella vita della Raccolta Manzù, per proseguire nel solco di quanto richiesto dall’artista stesso nell’atto testamentale di donazione alla GNAM: rendere questo luogo centro di ricerca viva e attualizzante, precorrendo di alcuni anni il concetto dell’ecomuseo, così ben radicato in Agrovirgiliano come pontino.

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