Ieri è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» l'ultimo tassello del nuovo riccometro che, con la pubblicazione appunto del decreto sui modelli di dichiarazione, è ora davvero pronto per il debutto effettivo dal 1° gennaio.
Il nuovo meccanismo prevede anche bonus specifici a seconda delle pretazioni di welfare richieste e presta più attenzione alla composizione della famiglia, con una serie di interventi su misura per i nuclei più numerosi e per quelli in cui sono presenti portatori di handicap.
Su tutto il sistema, però, pesano gli effetti collaterali del passaggio da Ici a Imu: l'aumento lineare delle basi imponibili, che ha gonfiato del 60% il valore fiscale delle case, si farà sentire. Ecco come: un appartamento da 60mila euro ai fini Ici (e quindi da 96mila euro ai fini Imu) valeva 1.671 euro nel vecchio indicatore (cioè il 20% di 8.354 euro, risultato della sottrazione fra 60mila e la franchigia da 51.646 euro) dal 1° gennaio prossimo alzerà l'Isee di 5.800 euro, con un aumento del 247,1% rispetto a prima. Secondo esempio: se il valore Ici della casa è di 150mila euro (240mila per l'Imu), l'incremento del peso del mattone nell'Isee è “solo” del 27,1%.
Tra gli obiettivi c'è anche quello di riservare il welfare ai soggetti che hanno meno margini di evasione. Anche per questo, oltre ai limiti all'autodichiarazione sono stati previsti abbattimenti maggiori per i titolari di reddito di lavoro dipendente e per chi vive in affitto. Il risultato finale dell'Isee può essere addirittura minore rispetto all'attuale, grazie alla detrazione sui canoni che potrà arrivare fino a 7mila euro (più 500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo) e quella sul lavoro dipendente che consente uno sconto massimo di 3mila euro. Gli autonomi, invece, rischiano di veder peggiorare il proprio indicatore, tanto più se titolari di un immobile e di risparmi consistenti.