lunedì 2 settembre 2013

Un saluto per Paolo Rosa.

 Domani alla Fabbrica del Vapore Milano l'omaggio al grande artista di Studio Azzurro
pubblicato lunedì 26 agosto 2013

Paolo Rosa

Una cerimonia in forma civile e un saluto, domani dalle 17 a mezzanotte, in quella fucina della cultura che è la Fabbrica del Vapore, e di cui Paolo Rosa era presidente. Un ritorno a casa, all'arte, dopo la tragica scomparsa in Grecia, qualche giorno fa. Un omaggio laico da parte di Milano, la città d'adozione dell'artista riminese, trent'anni di carriera alle spalle, culminata proprio quest'anno con la partecipazione al Padiglione della Santa Sede della Biennale di Venezia. E che di Milano aveva spesso parlato, anche criticamente: «A Milano il calo di attrattiva che registra l'offerta culturale e di intrattenimento investe soprattutto il pubblico che ha interessi nell'area della contemporaneità e vive il tessuto urbano come scenario per attivare esperienze di convivialità e condivisione di significati. L'offerta cittadina non viene considerata in linea con quanto accade nelle principali capitali europee. Questa tendenza mina il cosiddetto "soft power” culturale: una risorsa intangibile che passa non solo attraverso la capacità di un territorio di valorizzare e comunicare le proprie specificità, ma anche di intercettare le traiettorie dei migliori talenti creativi». 
Lucido pensatore, Paolo Rosa aveva pensato alla Fabbrica del Vapore proprio come ad una "stazione creativa”, dove al pari dell'offerta culturale delle altre città europee anche Milano potesse avere uno «spazio ibrido, sul modello delle stazioni creative polivalenti, capaci di offrire esperienze diverse in momenti diversi della giornata. Spazi di transito che organizzano momenti di socialità e convivialità attraverso la produzione di significati, di aggregazione e intrattenimento attraverso la musica e i linguaggi delle arti visive e performative. Spazi che siano anche fucine di progetti e acceleratori di cultura, che mettano i giovani talenti creativi nella migliore situazione per lavorare a progetti concreti gettando basi concrete per il proprio futuro professionale. Uno spazio di iniziativa non codificata, aperta alla sperimentazione spontanea e alla selezione dei talenti migliori su base meritocratica».
Una forte attrazione per le energie, una grande carica creativa, l'idea delle sue "stazioni” era quella di lasciare una traccia seminale nella comunità locale, da far germogliare, sbarazzandosi della cultura dell’effimero. Un pensiero gentile, fermo e rivoluzionario. Che Milano e il mondo dell'arte, non solo italiano, da domani avrà il compito non solo di ricordare, ma soprattutto di promuovere!

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