domenica 20 gennaio 2013

Appello per chi sale a bordo di un "yellow cab" newyorkese:

non spegnete lo schermo del taxi, ma godetevi un video d'artista!
pubblicato lunedì 7 gennaio 2013
Ryan McGinley, Varuo, still da video, Courtesy of the artist and Art Production Fund

I newyorkesi di solito salgono e premono sull'off. Che tempo farà in città lo sanno bene, e degli spettacoli mainstream che offre la Grande Mela ne hanno piene le scatole. Eppure stavolta anche la stampa locale consiglia di guardare: quando montate a bordo di uno delle migliaia di yellow cab che affollano la città, per lavoro o in vacanza, concedetevi una pausa e scoprite, insieme al mash-up di notizie e annunci, un video di Ryan McGinley.
Su circa 3mila vetture vi sarà la possibilità, fino al 5 febbraio, di incappare nel "cortissimo" (appena 30 secondi) dell'artista, tratto dalla seconda versione del video per la band islandese dei Sigur Ros: intitolato Varuo, mostra di spalle Jessica Tang, amica di McGinley, a passeggio come un'amazzone contemporanea in mezzo ad una avenue, con addosso una parrucca biondo oro e a piedi nudi. «Lo abbiamo girato questa estate, in una modalità da guerriglia, senza permessi o altro. E nei quattro o cinque giorni di riprese nessuno ha riconosciuto Jessica» ha detto il 35enne regista-fotografo.
Ma chi c'è sotto questo bizzarro -ma non troppo- progetto? L'associazione no-profit Art Production Fund, nelle persone di Yvonne Force Villareal e Doreen Remen, che hanno organizzato la "pubblicazione" del video, e che stimano possa essere visto da qualcosa come 2 milioni di persone. «Con McGinley avevamo discusso intorno a qualcosa che potevano fare insieme, e in una delle nostre visite in studio lui ci ha mostrato il filmato. Entrambe spendiamo un sacco di tempo in taxi e più volte ci siamo chieste come rendere più interessanti i contributi dei video che vengono diffusi sulle auto pubbliche: questa ci è sembrata la perfetta vestibilità per un'operazione del genere».
I taxi di New York City sono in contatto perenne con gli abitanti della città, con un uditorio che difficilmente potrebbe pensare di trovare "arte" a bordo dei sedili posteriori. Eppure, con questa operazione, la Grande Mela e la sua vocazione "public" potrebbero riuscirci di nuovo. A dispetto di tutti quelli che continueranno a schiacciare il tasto "off".

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