mercoledì 26 settembre 2012

DIARIO BREVE di Francesco Varlotta







Francesco Varlotta
Diario breve
di Luigi Paolo Finizio


Seguire le note, i pensieri, gli interrogativi, le esclamazioni che Francesco  Varlotta  ha raccolto, in sequenza di numeri romani, sotto il titolo di “Diario breve” è come introdursi nelle intimità del suo lavoro. Non però quello pratico ed estroverso del fare, dei montaggi di forme e colori, del metodo o delle progettuali e intuitive costruzioni delle sue forme astratte in pittura.

La sequenza del “diario” tende a farci riconoscere e percorrere un campo più interiore, fatto di semplici principi e stabili intenti sottesi a motivare la sua ricerca artistica. Oggi si propende a considerare le realtà che ci coinvolgono e impegnano nelle proprietà del complesso, quasi tutto sembra avvinto all’intrico di plurime sfaccettature, anche se poi ci si aspetta, o si spera, alla luce di inevitabili relativismi, una spiegazione o riconduzione a semplici cause.

L’artista svolgendo le sue riflessioni, il suo quotidiano disporsi all’arte, mostra tenersi fermo con semplicità e chiarezza ad alcune idee che lo sostengono, non da ora, nel condurre le proprie scelte espressive e nel porsi a confronto con il corso, non solo attuale, dell’arte contemporanea. Ci possono essere dati e fattori così elementari e di fondamento, nel fare arte, che a tenerli saldi nel  proprio agire diventano non solo decisivi nello sfidare ogni convenzione ma anche consolatori e liberatori verso ogni incombente fallo.

Indubbiamente, malgrado la separatezza dal confuso rumore della vita, si offre una riconoscibile bellezza nella chiarezza e semplicità degli orditi razionali e irrazionali della sua pittura astratta. La complessità delle trame d’immagine sono il frutto di un semplice e autonomo gioco combinatorio di forme e colori. Come ho già potuto rilevare nella monografia pubblicata a maggio dello scorso anno sulla sua opera, “L’arte di Francesco Varlotta, opere dal 2004 al 2011”, risulta più volte, anche nel corso del “diario”, l’attenzione a due fattori di base nella sua poetica artistica: quello dell’estetica e quello della forma.

Due fattori interattivi di convinzione interiore e fattuale per la sua identità nel fare arte che, per quanto di forte profilo teorico e mentale, comportano una non meno forte dimensione sensitiva e costruttiva per la sentita concezione e messa in opera delle immagini astratte. Le opere qui in mostra in occasione di “Spazio aperto 2012” presso lo  “Studio Arte Fuori Centro” di Roma e incluse tra le pagine e i pensieri di “Diario breve”, segnano certo un approdo di continuità e fermezza nel tenervi fede.

Sorrento Estate  2012               



Francesco Varlotta 
                                          




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