domenica 15 aprile 2012

L’amore e il pensiero di Dio



L’amore e il pensiero di Dio accompagnano l’uomo fin dalla creazione dell’Universo anche se Dio è inteso in tanti modi diversi e l’amore ha mille sfaccettature.

A dar retta alle sacre scritture solamente pochi hanno avuto il piacere di vederlo ed è forse solamente un atto consolatorio e una mera illusione quando l’autore dei primi libri del Vecchio testamento ci dice che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma non con i suoi poteri, il primo fra tutti quello di sopportare la sua solitudine, tanto è vero che dalla costola di Adamo trasse l’elemento che diede vita ad Eva.

Dio è infinito e noi non lo siamo.  In compenso ci ha forniti di sentimenti che accompagnano la nostra esistenza dandoci a volte la sensazione di toccare il cielo, di essere ad un passo dalla conoscenza e dal superamento della nostra umanità. Tra questi primeggia l’amore e quando ci stacchiamo dal nostra pochezza lo dobbiamo proprio all’amore che con i suoi moti ci fa elevare fino a farci sentire distaccati dalla superficie sulla quale dobbiamo necessariamente poggiare la nostra realtà.

La storia religiosa che ci appartiene come cristiani ci propone tanti modi di rapportarci con Dio riconoscendone la sua indispensabilità per il prosieguo della nostra vita terrena e pensare ad un al di là che ormai sentiamo irrinunciabile. L’Amore nelle parole di Socrate è una sorte di demone. E’ bisogno e inquietudine, desiderio e tensione inesausta, attrazione  per le belle forme sensibili. E ancora e ancora è impulso elementare e cosmico che culmina nella filosofia, amore di sapienza e verità.

Nel Vecchio Testamento l’amore manifestato verso Dio da alcuni personaggi è incondizionato fino al sacrificio di se stessi e dei propri congiunti ed è Dio, fermo nel principio da lui stesso stabilito, ad arrestare il gesto del sacrificante.

In un’età più vicina a noi potremmo additare l’amore portato a Dio da Santa Teresa d’Avila, reso quasi tangibile da Bernini nella rappresentazione approntata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, ma anche quello di San Francesco, che spogliatosi dei beni terreni posseduti, dimostra finalmente la concretezza del comandamento di Cristo di amare il nostro prossimo se vogliamo riconoscerci in Lui. Tanti ne seguono l’esempio per appianare le nostre diversità, ma Dio poteva renderci il mistero della nostra condizione meno dura tenuto conto che non chiede di osannarlo ma di fare la sua volontà.

Nessun commento:

Posta un commento