lunedì 7 novembre 2011

I piselli Santa Croce di Marano


Ricercatissimi per la forma ultrafine e per il sapore dolcissimo, invadevano precocissimi i mercati di tutta l'Italia fino al giorno di San Giuseppe e sparivano quando le altre qualità non erano ancora giunte a maturazione.

Era il tempo in cui a Marano più della metà dei suoi ventiseimila ettari di terreno era seminata a piselli, l'oro "verde" che produceva ricchezza fino alla metà di marzo.

Si racconta che i migliori in assoluto erano quelli di un certo C.C. che li seminava  tra le piante di una particolare qualità di prugne bianche che solo lui aveva.

A partire dagli anni Sessanta la certezza economica dei contadini di Marano, fu distrutta dalle industrie che monopolizzarono l'intero prodotto maranese.





Il pisello (Pisum sativum, Linnaeus 1758), originario dell'area mediterranea e vicino-orientale, è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Fabaceae.

Varietà

Piselli Tipicu


Esistono diverse varietà di pisello, con caratteristiche diverse. Ad esempio la varietà macrocarpon, detta "pisello mangiatutto", conosciuto anche come taccola, di cui si mangia anche il baccello, in quanto i semi rimangono allo stato embrionale.

Malattie

Gli insetti più importanti che attaccano il pisello sono la mosca minatrice del pisello (Phytomyza atricornis), la mosca grigia dei semi (Delia platura) e la piralide delle leguminose (Etiella zinckenella). Tra i funghi parassiti di questa pianta vi sono la peronospora (Peronospora pisi), l'oidio (Eryiphe poligoni), la ruggine del pisello (Uromyces pisi) e l'antracnosi del pisello (Ascochyta pisi).

Importanza scientifica

Gregor Mendel, fondatore della genetica, utilizzò i piselli durante i suoi esperimenti sulla trasmissione dei caratteri. Si rivelò una scelta redditizia, visto che oltre a essere una pianta di facile coltivazione, è capace anche di autoimpollinarsi, ma soprattutto perché molti dei geni della pianta sono localizzati in cromosomi diversi, caratteristica essenziale per lo studio sulla trasmissione dei caratteri.

Voci correlate:Civaie

Con il termine civaie ci si riferisce in termini agronomici alle leguminose da granella oggi indicate comunemente come proteaginose.
Le civaie sono specie appartenenti alla famiglia delle Fabacee e sono coltivate per il seme proteico impiegato nell’alimentazione umana.
Le specie maggiormente diffuse in Italia sono: fagiolo, pisello, cece, fava, lenticchia. Diffuse anche cicerchia, lupino e favino.
Hanno un ruolo complementare ai cereali nell’alimentazione umana e in quella animale grazie all'elevato contenuto proteico (20-38%).
Alcune di queste specie vengono impiegate per costituire erbai o come specie da sovescio.
A livello mondiale presentano una diffusione analoga ai cereali, e sono maggiormente presenti nei paesi in via di sviluppo che non possono accedere ai fertilizzanti di sintesi e dove è necessaria una fonte di proteine a basso costo.
Al momento la superficie è in contrazione a causa dei seguenti motivi:
§                     Basse rese unitarie < 1 t/ha
§                     Basso contenuto in aminoacidi solforati (cisteina, metionina e triptofano)
§                     Scarsa digeribilità dovuta alla presenza di composti antitripsici (proteine antienzimatiche) e/o composti tossici eliminabili con ammollo, tostatura, cottura.
§                     Elevata resistenza alla cottura difficilmente compatibile con gli stili di vita odierni.
Possibilità di rilancio:
§                     Miglioratrici della fertilità chimica del terreno (fissano azoto)
§                     Impiego nei mangimi come integratore proteico dopo scandalo BSE
§                     Ricerca di sapori tipici (cicerchia) o esotici (azuki)
§                     Ritorno alla rotazione per contenere costi e abbassare input fertilizzanti




Oggi sono un coltura molto rara e preziosa per la sua qualità. Un tempo i piselli Santa Croce, dal nome della località che domina la conca di Quarto erano uno prodotto tipici di Marano. Oggi, si vedono solo su qualche fazzoletto di terra, che degradando dalla collinetta della Recca, scende fino a Castello Monteleone.

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