venerdì 27 maggio 2011

Storia della Posteggia napoletana

LA POSTEGGIA NAPOLETANA


È lunga la vicenda dei "posteggiatori napoletani", esistenze difficili, umili e sconosciute, ripagate, spesso, solo dal gusto del mestiere. Posteggia da "puosto", luogo occupato da chi eserciti un'attività rivolta al pubblico, in questo caso con gli strumenti e con la voce.
"A Pusteggia" era una vocazione artistica indistinta, espressa soltanto in quel modo di cantare e suonare per banchetti, tavolate, finestre o qualsiasi altra occasione, anche stravagante, che poteva richiederlo.
Nonostante il termine sia comparso dopo la nascita del fenomeno, essere definiti posteggiatori è sempre stato tenacemente rifiutato da questi artisti che, piuttosto, amavano farsi chiamare con l'appelativo più dignitoso di "professori". Questo modo di esibirsi rappresenta, comunque, l'ultimo residuo di una spinta naturale della poesia e della musica a prendere possesso del mondo.
Sicuramente esistiti anche al tempo dei trovatori e menestrelli, i posteggiatori non furono come i poeti cavalieri provenzali: di loro non si raccontano gesta cavalleresche, ma leggende semplici e spesso divertenti.
Sempre pronti ad "attaccare" nelle taverne odoranti di pomodoro e zuppa di pesce, per le serenate o le mattinate alle spalle di palpitanti innamorati, per battesimi, comunioni, matrimoni, entrando così in case private e occupando volentieri anche l'anfratto di un basso… insomma, al centro di quelle situazioni dove gli umori e i malumori del popolo napoletano si esprimevano e, non di rado, degeneravano in rocamboleschi parapiglia o, addirittura, vendette per onore o gelosia, e dove la prima cosa da salvare, per i malcapitati suonatori, era l'amato strumento.
Ma quale è stato nei secoli il loro repertorio?
Fino a tutto il Seicento si eseguivano strambotti e villanelle, oltre che varie forme di danze, con il Settecento si
aggiunsero quei canti che, nati dal popolo, venivano filtrati e rielaborati in forma di aria da musicisti "autori", per essere inseriti nelle loro opere buffe e, così adattati, ritornavano al popolo per il tramite dei posteggiatori.
Simile prassi visse nell'Ottocento grazie al lavoro di appassionati musicisti, primo tra tutti Guglielmo Cottrau che pubblicò numerosi canti da lui raccolti ed arrangiati. Ma, oltre che per la pubblicazione e la conseguente catalogazione che ebbero brani come La Palummella, Michelemmà, Lo Guarracino ed Angelarè, tale secolo va ricordato anche per la nascita della canzone d'autore, grazie soprattutto all'influenza di due fenomeni: l'appuntamento festoso di Piedigrotta e l'esplosione dell'editoria, che portarono, a cavallo del Novecento, ad una produzione canora senza eguali e dalla quale gli ultimi posteggiatori poterono attingere una quantità incredibile di titoli, molti dei quali conosciuti ancora oggi in tutto il mondo.









TRA MITO STORIA … E SOPRANNOMI

Nel '500
- Il cieco "Compare Junno" cioè biondo.

Nel '600
- "Sbruffapappa" così detto per la spiccata capacità di giocare e vincere, con la posteggia, la quotidiana partita per il cibo.

Nell' '800
- "Antonio 'o Cecato", (il cieco), di cui Salvatore Di Giacomo tracciò un interessante profilo;
- Gaetano Burecchia detto "'o Busciardo"(il bugiardo).

Tra l' '800 e il '900
- Giuseppe Di Francesco detto "'o Zingariello" che divenne il cantante personale di Richard Wagner fino a quando non fu allontanato per avergli sedotto l'ennesima domestica.

Nel '900
- Eugenio Pragliola detto "Eugenio cu 'e llente" (Eugenio con gli occhiali) che fu l'inventore delle famose strofette che chiudono la celebre "Tammurriata nera";
- Vincenzo Improta detto "'a Radio".

Nel 2000
- Mariano Apicella, figlio del noto posteggiatore Tonino Apicella, scoperto da Berlusconi al'Hotel Vesuvio a Napoli, passa dalle esibizioni nei locali di Ischia a menestrello alla corte di Arcore.


2 commenti:

  1. Nella formazione dell'orchestra della Bersagliera in piedi ci sono i tre cantanti Mario Padurzo (?), Ciccio Pellegrini e Mario Pinto (marito di Linda Moretti, attrice di Eduardo).
    Seduti da sinistra ci sono Pasquale, il mandolinista mi pare si chiamasse Gaetano (Varvelli?), Gigino di Cerreto Sannita ed il capo della posteggia, Antonio Altieri, che per 50 anni ha suonato con i suoi gruppi alla Bersagliera, ritirandosi ad 84 anni.

    RispondiElimina
  2. Poteva anche dirci il suo nome o la privacy glielo ha impedito ? La ringrazio e alla prossima.

    RispondiElimina