martedì 3 maggio 2011

Dove sta di casa la prevenzione ….


Nel numero di aprile abbiamo pubblicato una nota che prendeva atto della soppressione di alcuni enti ritenuti inutili e di altri che ancora utili sono stati accorpati con istituzioni similari per attuare modifiche del settore in previsione di una riduzione delle spese di gestione.

Preso atto della volontà del legislatore che fa e disfa a secondo della sua visione politica è necessario, però, chiedersi se quello che resta continua a funzionare, cioè se porta a casa i risultati attesi che nell’ambito della prevenzione significa meno malattie professionali, meno infortuni, meno morti e quindi una società più sana ed efficiente.

I modi per testare questa efficienza vanno da quelli adottati in maniera spettacolare da striscia la notizia ai dati che gli enti annualmente forniscono ai ministeri, ai sindacati che dovrebbero vigilare sui fenomeni appena accennati, alla stampa che registra, se non tutto, una buona parte degli avvenimenti infortunistici, presso le preture per annotare i procedimenti contravvenzionistici  adottati,  presso i patronati che lo stato mette a disposizione gratuitamente per i dipendenti, presso l’Inail che pubblica annualmente le sue statistiche. Nel mio girovagare da un’azienda all’altra per l’attività di preventore che ho continuato a svolgere mi rendo conto, però, dell’esiguità dei controlli che vengono effettuati sulle aziende, dell’occasionalità degli stessi, delle intolleranze che le aziende manifestano nell’attuare le normative che giustamente sono tante anche solo per settori.

Quando la prevenzione non viene capita saltano non solo le motivazioni legislative che la impongono, ma anche la ricerca di quel modus vivendi di cui ci riempiamo al bocca ogni volta che si verifica un episodio mortale, è brutto avvertirne il senso attraverso una spesa che tende solamente a procurarsi delle carte senza attuarne i contenuti.

Oggi, in giro, ci sono più formatori che coscienza di formare, più gente formata di quelli che veramente lo sono, più professori di quelli che sanno leggere e scrivere e l’evasione prevenzionistica che si fa più evidente quando si creano fenomeni di contrazione nell’organizzazione dei controlli.

In ultimo è spontaneo chiedersi: - E’ il legislatore che non sa legiferare o e la burocrazia che ostacola la crescita industriale del paese con atteggiamenti contradditori ?

Per certe attività di piccolo cabotaggio va comunque cercata una soluzione in quanto non è possibile attuare certe incombenze a fronte dei numeri esigui e di rischi che esprimono e i rischi sono gli stessi che rientrano tra quelli che affrontiamo giornalmente nel vivere quotidiano.

L’esempio degli altri dovrebbe confortarci per essere severi dove è necessario e oculati dove le casistiche non annoverano fenomeni da trascendenza.

Questi comportamenti vanno comunque attuati e sanzionati con controlli effettivi da incrementare sui soggetti a rischio e in quelle aziende o attività che danno luogo a fenomeni infortunistici.


                                                                                  Gioacchino Ruocco


Da "OBSERVO news" maggio 2011

Nessun commento:

Posta un commento