lunedì 18 aprile 2011

Habemus papam




Il film l'ho visto ieri, domenica 17 aprile, la risposta di Nanni Moretti  a Fabio Fazio l'ho letta qualche minuto fa, così come ho letto tutto quello che  è stato scritto dopo che il film é arrivato nelle sale.
Le critiche, però, rischiano di guastare quel tanto di buono che c'è nel film che riesce  a farsi vedere quasi fino alla fine scansando la noia che, a tratti ho percepito non soltanto dentro di me ma anche attorno tra quelli presenti in sala e non erano tanti.

La presenza di Moretti nel film  non porta a soluzione il sottile umorismo che cerca di mettere in atto con la sua bonomia specialmente quando si fa evidente il contrasto fra il personaggio che impersona e i cardinali che cercano di condizionarne l'operato con la loro imperante presenza e il richiamo alle regole vaticane, nel suo  disquisire sulla differenza tra anima e personalità.


Ma quale ideologia ?  Il film è un invenzione da prurito intellettuale che cerca di cogliere un'occasione ghiotta come quella di un eletto al soglio di Pietro  completamente in crisi perchè teme di non essere in grado di portare avanti l'incarico al quale gli altri lo hanno chiamato.

L'inserimento dello psicanalista non porta a nessuna soluzione perchè chi ha scritto la trama non ha saputo trovar le argomentazioni giuste da mettergli in bocca o non ha avuto il coraggio necessario per arrivare fino in fondo alla crudeltà che lo solleticava. La sua presenza produce solamente occasioni narrative che indugiano sulla ricerca di una soluzione personale dei propri guai e il film finisce per rassomigliare ai tanti polizieschi garbati del passato specialmente nell'interpretazione di Michel  Piccoli che resta la cosa migliore del film come pure quelle di alcuni attori di contorno che con la loro bravura animano da anni il cimema italiano e i tanti telefilm che vengono prodotti in serie.

Sembrava in certi momenti di assistere a dei triler di un film di Fellini, quando ci siamo trovati a contatto con la compagnia teatrale che ha risvegliato nel fuggiasco ricordi della sua fanciullezza e adolescenza.
La pazzia sfiorava la farsa e viceversa  e la ricerca di una giustificazione per avere un seguito era la cosa migliore, l'incantesimo di una storia che rischiava di divenatre senza tempo.

Nel finale il film ha perso però quel tanto di forza che pure aveva acquistato nella parte centrale che racconta del vagabondare del futuro papa, la magia scaturita al momento del  suo ritrovamento all'interno del teatro, perchè è mancato il sacrificio in maniera brutale del povero cristo, eletto a pontefice, che invece si è sottratto senza confermare quella dignità che aveva quasi rintracciata che gli stava facendo trovare un motivo che lo restituisse al ruolo ecclesiastico che ricopriva e a quello al quale era stato chiamato.
L'Habemus papam non trova conferma e il sacrificio di una nuova crocifissione è svanito lasciando in noi un vuoto che sarà difficile colmare a fronte dei misteri che invece sentiamo intorno.

                                                                                 Gioacchino Ruocco





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