mercoledì 23 marzo 2011

Pittori stabiesi : Romano De Filippo





Il pittore di Via del Carmine



    Era mio desiderio, da molto tempo, ricordare la figura del pittore Romano De Filippo, che mi impressionava negli anni cinquanta con le sue tele ogni volta che transitavo per via del Carmine.
    
     Ero costretto a fermarmi necessariamente davanti alla vetrina del negozio dove erano esposte, locale che forse utilizzava anche come atelier, cioè luogo per realizzarle. Anche se la maggior parte dei pittori compaesani erano definiti all'epoca "pittori di cassetta" che ha sempre tradotto malamente quel "en plein air" dei pittori francesi che andavano a dipingere all'aperto, non lo avevo mai visto dipingere in villa o da qualche altra parte .

     Non che l'aria dello studio li opprimesse, ma all'aperto avevano imparato a cogliere in diretta quelle sensazioni che prima annotavano sugli schizzi per poi poterle riprodurre sulle tele che lavoravano all'interno dello studio. E' vero che nel tempo i tanti artisti, specialmente celebri, hanno dato versioni personali dell'attività del dipingere, ma restano sensazioni e atteggiamenti personali. Interiorizzare il soggetto era estremamente importante per De Chirico che ha sempre tentato di fare attraverso la pittura lezione di filosofia e di psicanalisi da trasferire agli altri producendo immagini frutto di un pensiero progettato, ma l'artista di cui voglio ricordare le sensazioni che mi trasferiva nel momento che mi catturava davanti alla sua vetrina, davanti alle sue opere è tutt'altra cosa.

     Ascrivibile ad un pensiero di pittura affrancata dagli stereotipi di quella di genere della Scuola di Posillipo e poi di Resina che era nata dal desiderio di innovare da parte degli artisti aderenti dell'epoca,  la ricordo più vicina a quella che potevano essere le mie aspettative di allora che mi permettevano di distinguere solamente la vera pittura da quella falsa, da quella di imitazione che portavano avanti i copisti o gli artisti improvvisati in cerca di una distrazione.

     A Castellammare i pittori non sono mai mancati e nel periodo che va dalla primavera inoltrata a tutto settembre li vedevi esporre la domenica mattina in mostra personale le loro opere all'interno delle vecchie terme. Erano momenti di accese discussioni, di polemiche e di dissacrazioni, a volte incomprensibili e dai toni imperdonabili. Erano comunque momenti di vivacità artistica che interessavano molti dei visitatori e a volte venivano ripresi anche dai giornali locali e da quelli a livello nazionale vista la presenza di diversi corrispondenti sul territorio cittadino.

     Un pittore, a mio parere, non deve essere necessariamente inquadrato come tentano di fare le forze critiche, ma guardato, scrutato, rivoltato come un pedalino per capirne le esigenze espressive, le capacità di manovrare la materia pittorica. Se riesce a comunicarci un'emozione credo che abbia compiuto il miracolo che gli è stato assegnato di fare e questo Romano De Filippo nei miei confronti lo ha sempre fatto visto che ancora oggi non so fare a meno del suo ricordo che avrei voluto accompagnare con tante immagini per dare anche a chi mi leggerà l'occasione per innamorarsene e diventarne eventualmente un collezionista.

     Il suo tratteggio pittorico, la sua pennellata frammentata, sicuramente il prodotto delle emozioni che lo agitavano, sono sempre riusciti a ricomporre nei miei circuiti emozionali l'immagine di quelle sensazioni di cui si facevano portatrici.

     Vorrei, se è ancora sano e vegeto, che si affacciasse a questo blog con tutte le sue rimostranze o che lo facesse chi ne ha ereditato per dare modo anche agli altri di conoscelo e di apprezzarne le qualità.
     G. Ruocco


Per l'opportunità ed il contributo ringrazio "l'Opinione di Stabia - Quidicinale Indipendente
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Castellammare di Stabia - Via del Carmine

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